Facebook, Instagram e WhatsApp dalle 17.30 di ieri hanno smesso di funzionare. Prima una disfunzione parziale dovuto a qualche messaggio non inviato, poi il totale black out durato circa 7 ore, in tutto il mondo.
Menlo Park ha subito rassicurato gli utenti: “Stiamo lavorando per ripristinare il servizio più velocemente possibile, nel frattempo ci scusiamo per l’inconveniente”, ma il problema si è prolungato più del dovuto, “l’interruzione di servizio più lunga dal 13 marzo del 2019“.
Le motivazione del black out inizialmente sono state molto vaghe, in quanto l’azienda non si è espressa minimamente, se non per porgere delle scuse. Sono molti gli analisti che hanno cercato di dare una ragione a tale problema, molti escludono la possibilità di attacchi hacker. La causa più gettonata riguarda il Dns, il Domain Name System, in quanto sembra che Facebook avesse oscurato l’indirizzo con cui gli utenti potevano rintracciarlo online, ed è possibile che questo indirizzo sia saltato dopo un aggiornamento.
La prima spiegazione ufficiale è stata data stamane: il blackout mondiale che ha colpito Facebook e le sue app Instagram e WhatsApp è stato provocato da modifiche alla configurazione dei router che coordinano il traffico di rete tra i suoi centri dati. Spiegato in termini non tecnici, è come se Facebook e gli altri servizi connessi si fossero “chiusi fuori” dal web.
È come se improvvisamente fossero stati cancellati i percorsi che consentivano agli utenti di accedere ai server di Facebook , quindi come “l’equivalente del rimuovere i numeri di telefono degli utenti dai loro nomi in rubrica, rendendo impossibile chiamarsi” spiega John Graham-Cumming, chief technology officer di Cloudflare.
Questo problema è costato a Zuckerberg 6 miliardi di dollari.
