Ci lascia all’età di 82 anni, Tarcisio Burgnich, lo chiamavano “Roccia”, soprannome datogli da Armando Picchi. Burgnich è morto la notte scorsa nella casa di cura S.Camillo a Forte dei Marmi (Lucca), dove era stato trasferito dopo una degenza all’ospedale Versilia. La salma sarà esposta nella casa funeraria Ferrante a Viareggio, cittadina dove l’ex calciatore e allenatore viveva. Verrà ricordato con un minuto di silenzio prima di Italia-San Marino di venerdì a Cagliari.
Difensore della grande Inter del genio Herrera, con cui ha conquistato tutto: 4 scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Nel suo palmares uno scudetto con la Juventus (prima di approdare all’Inter) nel 1960-61 e una Coppa di lega italo-inglese col Napoli 1975-76. Con la Nazionale azzurra collezionò in totale 66 presenze (e due gol) impreziosite dalla vittoria dell’Europeo del 1968 e il secondo posto ai Mondiali di Messico 1970, dove si trovò a marcare ‘o Rey Pelè.
Una volta lasciato il calcio, Burgnich intraprese la carriera di allenatore ma senza grossi successi. Fu tecnico di Catanzaro, Bologna, Como, Livorno, Foggia, Lucchese, Cremonese, Genoa, Ternana, Salernitana, e Pescara. Dopo aver lasciato il lavoro di allenatore, divenne osservatore dell’Inter.
Burgnich è uno dei monumenti del calcio italiano. Un difensore roccioso, corretto e leale, umile e determinato, insuperabile per gli avversari e prezioso alleato per i suoi compagni. Uno degli interpreti più puri di un calcio di altri tempi a cui molti guardano con molta nostalgia.